Hindi Rothbart-P’nenah Goldstein – “LA RAGAZZA DI SIGHET”
(Paoline Editoriale Libri 2013- pagg.294-€.17,00)
Quello di P’nenah Goldstein ebrea newyrkese che vive a Los Angeles e sceneggiatrice cinematografica bene ha fatto nel curare il lavoro di Hindi Elena Friedman Rothbart che nel suo libro ci racconta la sua drammatica avventura. Le sue peregrinazioni tra il campo di concentramento di Auschwitz, il campo di lavoro di Eeisswasser e la vita nel periodo comunista più duro e feroce della Romania. Delle sue esperienze di deportata, la Friedman Rothbart, emigrata nel 1949 negli Stati Uniti con il marito Laci e il figlio Bob, ha tenuto conferenze nelle scuole della California durante le quali ha altresì cercato di trasmettere nei presenti che l’ascoltavano i principi di tolleranza e di fratellanza maturati in lei nei confronti di tutti. Morta poco prima dell’uscita del suo libro in Italia, la sua opera è stata divulgata in Italia grazie ai caratteri delle Edizioni Paoline e al lavoro di revisione e di intergrazione della Goldstein.
Il libro è una vivida documentazione delle crude vicende della seconda guerra mondiale. Una guerra e una tragedia che hanno sconvolto il mondo e che vivono in queste pagine attraverso la voce di una ragazza appena ventenne che vede la sua famiglia sterminata e lei mandata in campo di concentramento. Una sopravvissuta a quell’orrore di cui l’autrice ne fa una questione di orgoglio, perché in tale modo ha potuto e ha avuto l’opportunità di raccontare la sua storia: una storia vera e tremenda che è anche una sorta di testamento e di insegnamento nei confronti di ognuno di noi.
Questo “La ragazza di Sighet” ha i tratteggi di un romanzo, un romanzo tragico interamente vissuto e interamente sofferto che deve essere letto per comprendere ancora una volta a quale livello di bassezza possono essere arrivati degli esseri umani, che di umano avevano evidentemente ben poco.
Sia nella prefazione di Marco Buticchi che nella traduzione di Aldo Villagrossi sono espressi concetti e commenti che ci inducono a meditare. Per tutti, citiamo le parlano del traduttore Villagrossi: “…Il vero messaggio di questo libro non è l’odio, non è il dolore, non è lo sdegno. Quello che ci trasmette Hindi è la consapevolezza di poter ricominciare partendo da zero, tutte le volte che lo si desidera veramente”.
Un insegnamento che vuole essere anche un epitaffio.
Mario T. Barbero.
Pubblicato il 2013-04-07 05:23:06.
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