Silvia Vitrò – “PRIGIONIERI DEI SECOLI”
(Marcianum Press Editore, Venezia 2012 – pagg.324-€19,00)
Un ragazzo ribelle, una giovane donna bella e bionda, un vecchio visionario: tre personaggi diversi fra di loro ma uniti in una cella nell’antro di una caverna, prigionieri dei Sassoni. Ai tre si unisce un menestrello insolente con una missione da compiere: guidare le genti britanniche contro l’invasore. Ma il piano di fuga per i prigionieri trova il suo sviluppo pratico nella giovane donna che coraggiosamente si trova a percorrere i sotterranei della sinistra fortezza in cerca di una via di salvezza. Il “canovaccio” della vicenda però si sviluppa nel corso dei secoli e durante tutto questo tempo i personaggi vengono via via sostituiti da altri, e altri ancora, sulle orme del misterioso omicidio di una matrona romana del I° secolo d.C., di una castellana dell’Inghilterra medievale e della moglie francese di un ufficiale nazista. Vicende che coinvolgono lo scorrere di secoli di storia. Tutte quante legate dal fil rouge di altri omicidi che partendo dalla Germania, attraverso l’Inghilterra, la Cina, gli Stati Uniti (la città di Boston in particolare) e la Francia arriva fino alla repubblica Cecena dei nostri giorni. Un vero e proprio excursus nella storia, che l’Autrice accompagnandoci con la sua avvincente prosa riesce abilmente a tradurre e unire i vari episodi in un romanzo storico dai tratteggi di un giallo psicologico e d’azione, con non poche attinenze al noir.
La Vitrò, pur nell’accavallarsi tumultuoso degli avvenimenti, riesce in bella misura a presentarci personaggi ben definiti (seppur mutati nello scorrere del tempo), mantenendo un ritmo narrativo di tutto rispetto. Un compito arduo, quello affrontato dalla Autrice, tutt’altro che facile, che ci riporta indietro nel tempo in mondi diversi ma, fondamentalmente, sempre uguali e dove le violenze, le guerre, le sopraffazioni, gli eroismi e gli amori si intersecano e si sovrappongono come in un ideale scambio di immagini a documentare il corso dell’esistenza umana. Di ogni esistenza.
E’ questo in estrema sintesi lo spettro narrativo dell’avvincente quanto laborioso romanzo storico uscito dalla penna di Silvia Vitrò, giudice del Tribunale di Torino, nonché autrice di monografie e articoli in materia giuridica, ma non nuova a fatiche letterarie di narrativa, come il legal thriller Passione celtica (romanzo ambientato a Torino durante le Olimpiadi del 2006 e nell’antica Scozia del 1700-Editore Ananke 2007), il giallo edito da Elena Morea nel 2008 dal titolo Un giudice allo specchio e nel 2010 due racconti pubblicati dalla casa editrice Lineadaria all’interno dell’Antologia sul Risorgimento Italiano.
Si era detto in precedenza dell’arduo percorso narrativo scelto da Silvia Vitrò; un percorso che l’Autrice ha voluto coraggiosamente affrontare per dare sviluppo ad un compito difficile come quello di affrontare il tema di un romanzo storico di così ampio respiro: un risultato pienamente riuscito nell’intento, anche se si tratta di un romanzo da “non prendere troppo alla leggera”, poiché contenente solidi richiami a usanze, riti e credenze religiose dei secoli passati, che inducono il lettore (ogni lettore, anche il più distratto) ad attente e severe riflessioni.
In sostanza, si tratta di un esperimento narrativo ottimamente riuscito, che non potrà che portare utili apprendimenti su argomenti non sempre usuali o, comunque, di non sempre facile interpretazione. Un altro pregio del libro è l’interessante richiamo storico all’inizio di ogni capitolo.
Un romanzo che si sviluppa tra intrighi, risvolti psicologici e misteriose magie che riescono ad avvolgere in un alone di mistero e di curioso interesse l’intera vicenda.
Mario T. Barbero
Pubblicato il 2013-03-12 07:59:30.
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