Il titolo potrebbe trarre in inganno, ma non è così: non si tratta infatti di un romanzo all’acqua di rose bensì di un libro che, seppure sorretto da una vivace traccia narrativa nell’ambito di una vicenda in massima parte avventurosa e rocambolesca, ci pone davanti a molti interrogativi divenuti ormai “pane quotidiano” ed a problemi che ci svelano come e quanti siano i temi scottanti che ci provocano tutti i giorni, in ogni parte del mondo. E la vicenda si svolge proprio in una delle regioni della terra più travagliate, ancor oggi mèta di trafficanti e di filibustieri di ogni genere: il libro di Zappon ce ne dà una valida testimonianza nel raccontare le vicende di un uomo valoroso che, spinto da alti ideali umanitari, si reca in una delle regioni più martoriate del Sud America per cercare di interrompere una catena di orrori e di delitti perpetrati sotto il segno del profitto.
Un atto di denuncia ma anche un grido di allarme per le troppe ingiustizie a cui vengono sottoposte popolazioni che da secoli vivono nella foresta amazzonica. Un’articolata serie di misfatti e di attività illecite che la penna audace e graffiante di Walter Zappon sa cogliere e condensare, grazie anche all’esperienza personale di una vita avventurosa e di alcune attività sempre svolte “sotto il segno del pericolo e dell’avventura”.
Il libro di Walter Zappon, sorretto da un ritmo incalzante ed avvincente, crudo e spietato, con personaggi ben definiti e perfettamente compenetrati nella loro parte è quanto basta per condurre per mano il lettore e fargli “vivere” una vicenda in buona parte frutto della realtà. Un’esperienza di vita, come giustamente ci fa rilevare nel sottotitolo l’autore: “...una parte di questa storia è pura fantasia, l’altra vorrebbe esserlo”, che ci richiama al presente, un presente ricco di incognite e di malefatte sulle quali non ci si può restare indifferenti.
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Recensione |
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