Percezioni è un titolo che già di per sé lascia trasparire che si tratta di un libro fuori dal comune, forse al di là dei canoni del romanzo inteso come tale. Nel suo narrare, l’Autore si pone in una dimensione del tutto inconsueta, un inno alla irrealtà ed all’anticonformismo. Il dialogo con lo specchio prelude ad un qualcosa di fuori dal tempo e dal luogo per collocarsi in un’immagine riflessa di se stesso, quasi un inno all’io impersonale, una ricerca di un essere che forse solo guardandosi allo specchio si ritrova, sa di esistere.
La vena narrativa di Coppoletta si esprime con più linguaggi, sembra agire su differenti piani di scrittura e, conseguentemente, di lettura: dal “colloquio” allo specchio, ai flash dei racconti con i quali l’Autore rivela una prosa acuta ed a tratti inconsueta, dai versi che stanno a significare un susseguirsi di immagini ed emozioni, all’abbandono a temi di attualità e, quindi, più consoni al mondo (non sempre idilliaco) che ci circonda.
Prosa e poesia, in un connubio felice e non privo di spunti vivaci e coloriti, ma anche un solido appiglio a quelle percezioni grazie alle quali riusciamo a continuare il cammino della vita di tutti i giorni: “Ora vago smarrito perso nel labirinto del male inferno, mare del nulla per angeli ormai privi di luce…”.
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Recensione |
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