L’opera prima di Antonio Palmiero si potrebbe collocare in quelle storie provenienti dall’al di là di ogni cognizione umana, invece questo romanzo, seppur nella sua brevità, riesce comunque a darci una “visione” di ciò che potremmo trovare (o che già si trova) varcando la soglia fatale al termine della nostra vita terrena.
Scrivendo in prima persona, l’Autore riesce meglio ad esprimere quello che effettivamente sente o percepisce e, quindi, ciò che più facilmente si sente di trasmettere al lettore. Una rilettura della propria esistenza (ma, implicitamente, di quella di ognuno di noi) fatta attraverso meditazioni metafisiche, irreali ma strettamente pertinenti con chi, come lo stesso Autore, è dalla parte del Credente, dell’uomo di fede.
Il romanzo si rivela una sorta di sogno ad occhi aperti; un sogno però nel quale il protagonista vive una storia normale con persone normali fino a quando, e qui sta il pregio del lavoro di Palmiero, non viene alla luce l’arcano che, anche se non stravolge l’iter della narrazione, porta la vicenda a livelli alti e non privi di risvolti introspettivi.
La scrittura di Antonio Palmiero è molto scorrevole ed anche se l’argomento toccato oltre che profondo è anche abbastanza inusuale, il serrato ritmo narrativo dà un tocco di originalità e di piacevolezza a tutto il lavoro.
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Recensione |
Anche i morti hanno bisogno dei vivi |
narrativa |
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Autori |
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Antonio Palmiero |
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Edizione: Nuovi Autori Milano 2002 |
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Prefazione di Germano Motti. Introduzione dell’autore - pp. 96 |
prezzo: € 9,50 |
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Recensione a cura di |
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Mario T Barbero |
Pubblicata su: Punto di Vista nr.39/2004 |
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