Le varie attività svolte ed i viaggi compiuti dall’Autore sono evidentemente serviti a smuovere ricordi e fantasie nella mente di Mario Castellaro che in questo suo “Professione killer” ci presenta quasi un alter ego di se stesso, divertente e spontaneo nello stesso tempo.
Il “giallo all’americana” di Castellaro si svolge in…Germania, ma non per questo il protagonista si lascia condizionare dall’ambiente freddo e compassato, si muove con gli atteggiamenti classici dei più celebrati detective britannici e d’oltre oceano, quelli creati da Spillane, Cheney, Goodis, Gardner, Queen, tanto per citare.
Il personaggio inventato da Castellaro si presenta come un ex poliziotto ridotto a fare l’investigatore privato per poter campare. Wegener (questo è il nome del protagonista) vivacchia alla bell’e meglio in attesa di un insperato colpo di fortuna. E questo “colpo di fortuna” gli arriva quando un grosso personaggio dell’industria e della politica decide di rivolgersi a lui per un aiuto e per di più lautamente ricompensato. Detto fatto, Wegener viene catapultato in Germania con l’incarico di fare luce sull’assassino del figlio attualmente in prigione: un ritorno, quello di Wegener in Germania, che inevitabilmente solleva in lui ricordi poco felici della sua passata e reale vita sentimentale. Nonostante ciò il Nostro, tra un’avventura e l’altra, tra una seduta al caffè, la visione di un film, l’ascolto di buona musica e…molti viaggi in taxi riesce a trovare il bandolo della matassa, aiutato nell’intento da una avvenente quanto spigolosa cameriera d’albergo.
La scrittura di Castellaro è piacevole ed il ritmo narrativo è sostenuto da frequenti strati umoristici che fanno apparire il romanzo più che un giallo vero e proprio una sorta di divertissement noir. Le battute, come gli incisi, non si contano e sembrano rispecchiare a dovere il carattere stravagante dell’Autore. In sostanza, un libro da leggere tutto d’un fiato, in scioltezza.
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