La recensione di un testo come l’Apocalisse diventa un’operazione molto ardua dovendola condensare in poche righe, talmente è ricco questo immaginifico e stupefacente scenario biblico. La sensazione dell’alto valore simbolico che la stessa parola “Apocalisse” infonde in chi lo legge o solo la sente pronunciare dà l’esatta misura dell’argomento trattato.
In questa versione, commentata da Giancarlo Biguzzi l’autore “costringe” il lettore ad avvicinarsi ed a prendere coscienza con giovevole processo catartico fin dalle prime parole del testo:(Ap 1,1-8) “Rivelazione di Gesù Cristo, che Dio diede a lui perché manifesti ai suoi servi le cose che devono presto accadere, e che egli comunicò mediante il suo angelo al servo suo Giovanni. Egli attesta la parola di Dio e la testimonianza di Gesù Cristo, narrando le visioni che ha avuto. Beato il lettore e coloro che ascoltano le parole della profezia e ne mettono in pratica il contenuto. Il tempo infatti è prossimo”.
Nel suo profilo storico-letterario Biguzzi ci ricorda come, pur essendo ben conosciuta in epoca antica e geograficamente molto diffusa, l’Apocalisse è tuttavia compresa nel numero dei deuterocanonici del Nuovo Testamento. Un’autorità, comunque spesso e per molto tempo, messa in discussione: in Asia fu rigettata dagli alogi (i negatori del Logos) che combattendo il profetismo dei montanisti miravano a sottrarre loro un libro favorevole al profetismo cristiano; a Roma fu combattuta da Marcione per i suoi frequenti richiami all’Antico Testamento; in Egitto fu Dionigi di Alessandria ad opporsi all’Apocalisse, mentre i padri della Chiesa palestinesi e antiocheni non la elencano fra i libri sacri. La difficoltà che nei primi secoli ha segnato il cammino dell’Apocalisse sembrerebbe derivare dalle riserve circa la sua canonicità da parte degli ortodossi. Ma anche in epoca più moderna la sua canonicità è stata messa in discussione (da Erasmo da Rotterdam e da Martin Lutero che riprese le riserve al riguardo allo scopo di usarla in senso apologetico, cioè antipapale.
Nel suo saggio, l’autore si sofferma compiutamente e dettagliatamente sulla “storia” di questo testo affascinante ed inquietante nello stesso tempo, tracciando la vicenda del libro nei secoli, a partire dalla data in cui Giovanni di Patmos l’ha scritta e dai dubbi circa il nome del suo effettivo estensore! Biguzzi ci fornisce una “chiave di lettura” senza la quale diventerebbe molto difficile riuscire ad interpretarne il senso ed il contenuto: un testo ricco di 9834 parole e comprensivo di numeri cardinali, ordinali e frazionali entro cui si ripete la sequenza del 7 (numero base al quale Giovanni fa riferimento nel suo Settenario). La struttura dell’Apocalisse trae dalla versione greca i termini caratteristici della vita e dell’apologetica giudaica, ma anche alcuni termini dal greco non biblico. Per l’Apocalisse ci sono molti sistemi di interpretazione, anche a seconda di quale epoca storica si è ritenuto di ambientarlo. Nel suo compendio, Biguzzi presenta ci un’opera contornata da mistero e suggestione che, seppur dopo duemila anni e dopo secoli di studio, lascia ancora molti interrogativi senza risposta sull’autore (quale Giovanni?), sul luogo indicato come Babilonia (Roma o Gerusalemme?). Quello di Biguzzi è uno studio molto accurato che permette anche al profano ed al non credente di avvicinarsi ad uno dei massimi e più inquietanti scritti esistenti.
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Recensione |
Apocalisse |
saggistica |
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Autori |
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Giancarlo Biguzzi |
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Edizione: Paoline Edizioni Milano 2005 |
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pp. 476 |
prezzo: € 28,00 |
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Recensione a cura di |
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Mario T Barbero |
Pubblicata su: Literary nr.3/2006 |
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