In questi ultimi anni ho avuto occasione di recensire tutti i gialli di Angelo Caroli e debbo confessare che questo è un romanzo noir del tutto singolare. Innanzitutto perché è stato scritto a quattro mani (con Caroli l’altro autore è il medico Giorgio Diaferia) e poi perché, a differenza delle storie precedenti questo “Il fuoco e la vendetta” è un giallo più introspettivo che non di azione, anche se il ritmo non viene mai meno. Qui, è lo scavare dell’autore (degli autori in questo caso) nell’intimo più profondo dei protagonisti, in particolare in quel Riccardo Valigi il personaggio che si erge da vero dominatore dell’intera vicenda. Una ricerca dove accanto agli immancabili Pm Laudadio ed all’efficientissimo commissario Ventura troviamo due donne che formano l’asse portante del fil rouge narrativo e che, nel bene come nel male, lasciano una traccia profonda nella trama, non intricatissima ma volutamente intrigante. Quella che, in effetti, si deve attendere da un buon giallo.
Che Caroli (ed il suo coautore) abbia voluto dare a questa sua ultima fatica un “taglio” più aulico lasciando nel lettore un alone di mistero ma anche di leggero tocco poetico nel suo narrare, ne è sintomatico segno un passo del romanzo che voglio riportare per rendere più compiuto il concetto di “scrittura poetica” applicata ad un giallo-noir: “Un mutamento improvviso sconquassò il cielo. La neve cadde su Torino con la leggerezza di milioni di pensieri bianchi, squilli senza suoni, ali che planavano come calmi respiri di gemme celesti e profumi d’infinito. Sembravano persino messaggi di chi lassù può stabilire ogni giorno un regalo per i terrestri…”. Un tocco raffinato che rende ancor più piacevole la lettura del libro. Accanto all’intreccio, vero e proprio fondamento della scrittura di un giallista ci sono molti spunti dai quali emerge quel modo fine e quasi dilicato di porgere una vicenda sullo sfondo di delitti e morti ammazzati. Un pregio che Caroli non ha mai tralasciato di usare in tutti i suoi lavori. Una identità che in fondo svela l’animo poetico dell’autore e la sua enorme sensibilità di uomo come “porgitore” di vicende romanzate. Una lettura sempre piacevole, una scrittura fluida ed efficace. Un libro che avvince fino alle ultime battute (trattasi di un giallo, quindi…), ma che si apprezza anche per l’alta qualità dei caratteri dell’editore Pintore, esordiente con questa sua collana di gialli, nonché per una copertina accattivante, elegante e di sicura presa per il pubblico.
|
|
 |
Recensione |
|