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L’unica opera che ci ha lasciato uno dei santi più conosciuti e più amati, Antonio da Padova, è il testo comprendente la raccolta dei suoi Sermoni. Un’opera enciclopedica, seppur nella brevità delle poco più delle trecento pagine di testo, nella quale il grande taumaturgo ed eminente predicatore ci porta a conoscere il Vangelo di Cristo attraverso la sua testimonianza e la sua parola.
La Assidua, la prima biografia in onore di Antonio di Padova venne scritta immediatamente dopo la sua morte avvenuta nel 1231. E’ chiamata Assidua e costituirà la fonte principale e il modello per i successivi testi agiografici. Anche se nel 1240 Giuliano da Spira scrisse una nuova biografia più attenta alla figura del Santo e nel 1293 Pietro Raymondi raccolse le testimonianze di alcuni miracoli attribuiti al Santo nella cosiddetta Raimundina. Il Santo di Padova, così universalmente conosciuto, si chiamava in realtà Fernando de Bulhoes ed era nato a Lisbona intorno al 1195 da una famiglia agiata. Nel 1210 Fernando maturò la decisione di entrare tra i canonici agostiniani della Comunità di San Vincenzo. Dietro sua richiesta venne mandato successivamente a Coimbra nella comunità agostiniana di Santa Croce. A Coimbra, Fernando ebbe modo di completare la sua formazione avendo come strumenti di studio, fra i molti testi a disposizione nella biblioteca, I quattro libri delle Sentenze di Pietro Lombardo e la Storia scolastica di Pietro Comestor. L’esperienza nel monastero lo portò anche conoscere la corruzione e la dissolutezza presenti fra le stesse mura del convento, soprattutto a causa del priore don Joao Cesar. Una esperienza che si riflette in alcune parti dei suoi Sermoni in cui si fa una severa denuncia contro la decadenza nei monasteri e, di contro, esperienza che gli servì per abbracciare la vita povera ed evangelica dei frati minori, con il conseguente passaggio all’Ordine Francescano attorno all’anno 1220. In quel tempo, era già sacerdote e nello stesso anno partì per il Marocco in cerca di martirio. Ma l’insorgere di una grave malattia lo indusse a rientrare in Portogallo, ma a causa del mare cattivo, la nave su cui era imbarcato sbarcò in Sicilia. Il fallimento della sua missione di evangelizzazione in Marocco attuò in lui una vera e propria conversione e la necessità ad una reale docilità all’azione di Dio. Una scelta che condizionerà poi il resto della sua vita. In occasione della sua partecipazione ad Assisi al “capitolo delle stuoie”, Antonio fece conoscenza con Francesco e prese visione della forma di vita evangelica dell’Ordine della fraternità francescana. Antonio si recò poi in Romagna presso l’eremo di Montepaolo In seguito, nel 1222 cominciò a percorrere le strade del Nord come predicatore, partendo da Rimini. Successivamente si dedicò all’insegnamento della teologia a Bologna, nel convento di Santa Maria delle Pugliole. Nel 1225 raggiunse la Francia, ma in seguito alla morte di Francesco nel 1226, vennero convocati ad Assisi tutti i ministri dell’Ordine e ad Antonio venne affidato il compito di custode di Limoges. Nello stesso anno Antonio ricevette l’incarico di ministro provinciale del Nord Italia, che comprendeva l’Emilia-Romagna, la Lombardia e il Veneto. Quando venne liberato dall’incarico di Ministro, Antonio si dedicò pienamente alla predicazione stabilendosi a Padova, sull’onda dell’attestazione della sua grande sapienza riconosciutagli da Papa Gregorio IX, con l’elogio di “arca del testamento” a conferma della sua straordinaria conoscenza della parola di Dio. Le cattive condizioni di salute gli imposero poi di ritirarsi nell’eremo di Camposanpietro; con l’aggravarsi delle sue condizioni chiese di essere riportato a Padova, ma non riuscì a raggiungere la città e morì presso la piccola fraternità dei minori dell’Arcella il 13 giugno del 1231, all’età (presunta) di 36 anni. Solamente nel 1946 gli venne conferito il titolo di “dottore della Chiesa”, a dimostrazione di quanto tempo sia occorso perché venisse riconosciuto il grande valore ecclesiale del suo insegnamento..Ora le sue spoglie riposano per la venerazione dei fedeli nella Chiesa di Santa Maria dove sorge la basilica a lui dedicata.
Nel testo, i Sermoni sono suddivisi in Sermoni domenicali e festivi, con i quali ne viene anche spiegata la composizione, la struttura, lo scopo e la destinazione; mentre in un altro capitolo viene evidenziato il “Percorso di Teologia e Spiritualità dei Sermoni”. A parte, sono poi esposti e commentati i Sermoni scelti per l’anno liturgico (l’Avvento, il Natale, le Ceneri, la Pasqua). Il testo è completato dagli ampi Indici: Scritturistico, Onomastico e Analitico, che aiutano il lettore a meglio comprendere quest’opera unica nel suo genere e che, a distanza di secoli, si rivela giorno di giorno sempre più attuale.
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Recensione |
Camminare nella luce. Sermoni scelti per l’anno liturgico |
saggistica |
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Autori |
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Sant’Antonio di Padova |
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Edizione: Paoline Edizioni Milano 2009 |
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pp. 376 |
prezzo: € 29,00 |
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Recensione a cura di |
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Mario T Barbero |
Pubblicata su: Literary nr.10/2009 |
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