Partendo dalla prefazione di Gemma Calabresi, che tutti ricordano come la giovane donna e madre (25 anni) con tre figli piccoli, vedova del commissario Calabresi ucciso dalle Brigate Rosse, e riportato nel sottotitolo del libro “Sperare è possibile”, inizia la carrellata di questo viaggio nel dolore. Un viaggio che proprio attraverso il dolore e la sofferenza ci porta a considerare come, osservando i dettami del Vangelo, sia possibile riprendere il cammino interrotto. Nel caso specifico, interrotto nel modo più tragico e crudele.
Nel libro, Diego Motta giornalista di Avvenire, ci mette a conoscenza di dieci vicende vissute nel dolore: esperienze di persone coinvolte nella tragedia, che riescono a percepire che la propria vita, con tutto il peso che può comportare, spesso è legata alla vita degli altri. Un “cambiamento” come scrive l’Autore “…che passa anche dalla ricerca di una relazione vera con se stessi. E’ il bisogno di qualcosa di autentico e purissimo, di grande a irrealizzabile, di alto e ineffabile”.
Si tratta di vicende diverse che hanno coinvolto e traumatizzato dei giovani. Giovani che dopo un incidente si trovano a convivere con la triste realtà di una menomazione fisica (ma anche psichica), oppure giovani che hanno compiuto atti esecrabili spinti dalla disperazione, o ancora, di giovani che, spinti dal gioco e dalla droga, perdono ogni ritegno giungendo allo sbando.
Tutti pezzi di vita che l’Autore raccoglie in una sorta di breviario e inseriti in una generazione, quella attuale, per riflettere e fare riflettere il lettore su episodi purtroppo sempre più numerosi fra i giovani di oggi. Un libro che porta anche il lettore meno attento a considerare che ogni caso può essere risolto o, quanto meno, può essere “controllato” e “riconsiderato” nella speranza, che una volta di più assume l’aspetto di spes ultima dea.
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Recensione |
Pezzi di vita. Sperare è possibile |
narrativa |
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Autori |
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Diego Motta |
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Edizione: Paoline Edizioni Milano 2010 |
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Prefazione di Gemma Calabresi - pp. 160 |
prezzo: € 11,00 |
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Recensione a cura di |
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Mario T Barbero |
Pubblicata su: Literary nr.2/2010 |
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