Nella sua raccolta poetica Fulvio Ferrero da spazio a svariati argomenti. Tutti motivi che riconducono il lettore a compenetrarsi nel suo animo sensibile e nello stesso tempo ricco di fascinoso mistero. E così troviamo (o meglio, ritroviamo) alcune vedute di Torino, la sua città e, soprattutto, i fiori, teneri e sensibili come quella sua ricerca interiore della realtà del momento descrittivo. Come l’amore per la montagna, i ricordi di momenti indefinibili e, purtroppo (per tutti i mortali!) irricuperabili. “La luna scortò per un po’, solenne. Ora la nostra notte sfila nel Ribon senza raggi, solo la danza delle pile serpeggianti, lassù sulla morena....”. (Rocciamelone).
Nella poetica di Fulvio Ferrero domina comunque sempre quella latente malinconia; malinconia per il tempo trascorso, per le ore liete, per quell’accostare la Natura alle persone, per il “vivere” nel quotidiano, attento alle piccole grandi cose che si fanno amare e che ci lasciano nel cuore ricordi (e nostalgie) indelebili. E poi l’amore, quasi regale, solido come una roccia, imperitura nel tempo, come ben espresso nella lirica “Nozze d’oro” (...No, non si può racchiudere tutto questo nel necrologio di frasi scontate, consolanti. Li conobbi nella casa gialla, colma di gerani, profumo di fiori, ospitalità, amicizia casa accogliente, dono prezioso del tempo che marcò i miei anni in questa valle).
Ecco, quindi presentarsi il Tempo. Il grande enigma di tutti noi, l’eterno dilemma, direi, di cui Marcel Proust ci ha dato più volte occasione di toccare con mano, di immergersi in esso in quel capolavoro che del Tempo ne fa un’icona, la “Ricerca del Tempo perduto”, appunto: uno spaccato di una società lontana dalla nostra, lontana dall’attuale ma sempre presente e attuale nei sentimenti e nel suo svolgersi.
E Fulvio Ferrero nelle sue liriche sembra proprio voler rincorrere il Tempo, per appropriarsene e farlo suo, solamente suo, per sempre, come in un sogno che non vuole mai svanire, per tema che al risveglio si ripresentino tutte le brutture che ci circondano e ci condizionano. E questo è proprio il bello e l’alto significato della sua poetica. |
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